È il 2021 e da 20 anni la metodologia BIM cerca di traghettare tutto il settore della progettazione e delle costruzioni nel futuro, nel 1942!
Il 1942 è stato uno spartiacque nel modo di gestire i progetti.
Siamo negli Stati Uniti e nei laboratori del progetto Manhattan sulla bomba atomica, Robert Oppenheimervenne nominato direttore, iniziando ad adoperare una gestione strutturata del progetto. Sul finire degli anni 40 inoltre, l’ingegnere Taiichi Ohno getta le basi per il Toyota Production System (TPS) uno dei molti tasselli che porteranno alla creazione di Framework agili.
Si ritiene che il project management come lo intendiamo oggi nacque proprio in quegli anni.
Al contrario di altri mercati (dall’automotive, all’IT ed alla manifattura), una buona parte degli attori AEC non ha familiarità ed interesse nelle tecniche e nei framework di project management. Come se la gestione del progetto non riguardasse il settore.
Analizziamo come e perché il BIM, una rivoluzione per tutto il settore delle costruzioni, voglia farci tornare indietro di quasi 80 anni.
Il BIM, o meglio la modellazione parametrica era ed è presentata come una tecnologia che ci permette di poter disegnare in meno tempo rispetto ai “vecchi” CAD e di creare in automatico elaborati, computi ed altri documenti a secondo del bisogno.
Anche se un ampio bacino di utenza fa ancora confusione tra software di BIM authoring e BIM inteso come metodologia, abbiamo toccato con mano che tutte queste promesse, se non del tutto false erano perlomeno molto ottimistiche. Ora che il cosiddetto “hype” è passato (cosa non scontata) stiamo iniziando a discutere di BIM in modo più razionale.
Leggendo norme come la UNI 11337 e la ISO 19650 (con le loro varie parti) ci accorgiamo che il BIM è soprattutto gestione di processi e informazioni. In nessuna delle norme citate si espongono regole o best practice per la modellazione, si parla solo di processi, gates, gestione del progetto.
Insomma di project management.
Project management
Per chi non ha molta familiarità, ma anche per chi già conosce questo meraviglioso mondo fatto di sicurezze insicure, è opportuno dotarsi di una base comune su cosa sia il project management (spesso abbreviato con l’acronimo PM) ed alcuni termini base. Naturalmente non me ne vogliano né gli esperti di BIM né quelli di project management se si compie una semplificazione.
Il project management (oltre che fornire un linguaggio comune, spesso internazionale) fa in modo che, sulla base di procedure e standard consolidati, si arrivi alla realizzazione di un progetto (che ha come output un prodotto, qualunque esso sia) con il minor impiego di risorse e con una qualità uguale o superiore a quanto fatto fino a quel momento.
La storia del project management degli ultimi 80 anni ha prodotto una quantità enorme di tecniche per gestire i progetti, alcune più conosciute ed utilizzate in molte parti del mondo, come il PMP ed il Prince2, ed altre meno conosciute, come il Toyota Production System (TPS) per l’automotive o gli strumenti “agili” come Kanban, Scrum, Lean ed altri, per il campo IT.
Ben presto quasi tutti i framework hanno dimostrato di essere migrabili anche in altri settori rispetto a quello per i quale erano pensati e quello che segue non è l’unico parallelismo possibile tra il BIM ed il project management.
PM e BIM
Come possiamo dunque inserire procedure di project management all’interno dei processi degli studi di architettura ed ingegneria?
Come accennato la UNI 11337 e la ISO 19650 ci portano, seppur in modo celato, nella sfera del project management, inserendo alcuni concetti che al di fuori del settore AEC sono ormai consolidati da anni.
Ci forniscono procedure da rispettare, un linguaggio ed una terminologia comune, gates dove è obbligatorio transitare per il continuo del progetto, suggeriscono documenti standard da produrre e cercano di inserire all’interno degli organici degli studi figure prettamente manageriali, che conoscano il settore, ma anche di gestione di progetto e di risorse.
Figure come il BIM manager, il BIM coordinator ed il CDE manager sono il grimaldello che dovrebbe portare l’utilizzo di strumenti e tecniche di project management all’interno del settore AEC, ammesso che tali figure capiscano appieno le loro responsabilità.
Connect the dots – PM e BIM
La definizione di progetto che ritengo più calzante per creare un parallelismo tra PM e BIM è quella data dal Prince2.
“Un’organizzazione provvisoria creata allo scopo di consegnare uno o più prodotti aziendali secondo un Business Case prestabilito”
In questa descrizione ci sono moltissimi concetti che possono facilitarci nella comprensione di cosa sia un progetto.
Analizziamo come la definizione di progetto risulti calzante anche per un progetto in ambito architettonico.
Organizzazione
Prince2: un’organizzazione è composta da più persone che hanno ruoli e responsabilità differenti e definiti. In Prince2 come in altri framework di project management, l’organizzazione ha più sfumature, va dal grande al piccolo ed il suo significato può essere ristretto anche a team di lavoro.
BIM: negli studi di architettura o ingegneria, questo avviene giornalmente, e per ogni nuovo progetto verrà assegnato un team di professionisti. Il gruppo di lavoro dovrà essere quanto più eterogeneo possibile in relazione alle necessità del progetto, con responsabilità differenti e stabilite.
Provvisoria
Prince2: tutti i progetti, per essere definiti tali hanno un inizio, una fase di produzione, una fine ed una consegna. Tutto quello che non rispetta queste regole è considerato “business as usual” cioè il lavoro di routine per mantenere l’azienda funzionante (pagare gli stipendi, organizzare le pulizie giornaliere ecc).
BIM: ogni progetto all’interno di uno studio di architettura o ingegneria ha un inizio con un concept, uno sviluppo con la progettazione più o meno definitiva e dettagliata, una fine con una consegna.
Inoltre i progetti in ambito architettonico, sono implicitamente unici e non potranno mai ricadere nel cosiddetto “business as usual”.
Prodotti aziendali
Prince2: i prodotti aziendali sono l’output del progetto come ad esempio un nuovo albergo, nello specifico possono infatti essere:
- il suo concept;
- i progetti preliminari;
- i progetti esecutivi;
- la costruzione o
- la gestione.
Quindi il prodotto aziendale deve essere definito il prima possibile perchè i differenti prodotti del progetto avranno approcci totalmente differenti sia per il livello di progettazione che per la scelta di team, software e tempi.
BIM: in uno studio di progettazione, definito l’uso del modello, i prodotti aziendali potranno essere, in relazione e al tipo di progetto come visto sopra, gli elaborati grafici, i computi metrici, i rendering e tutti gli altri documenti necessari per la consegna. Come per Prince2 a seconda del tipo di progetto questi output saranno differenti ed andranno definiti a monte di tutto il processo di progettazione.
Business case prestabilito
Prince2: il business case, ciò che sta a monte del progetto, è la giustificazione commerciale del prodotto. Sono le richieste del cliente ed il business case deve essere sempre al centro del progetto. Deve essere verificato prima, durante ed alla conclusione del progetto. Il progetto deve aderire alle richieste fatte dal business case e quindi dal cliente.
Il Business case ha un product owner, un proprietario, che può essere sia un cliente esterno che l’azienda stessa.
BIM: in uno studio di architettura o ingegneria il business case non è altro che la richiesta del cliente, le UNI e le ISO ci vengono in aiuto anche definendo i loro nomi: Employer’s Information Requirements (EIR) per la ISO 19650 e Capitolato informativo (CI) per la UNI 11337.
Le verifiche del rispetto del business case richiamate dal Prince2 sono definite anche per la ISO 19650 e la UNI 11337.
La verifica preliminare è affidata al Pre Business Implementation Plan (preBEP) per la ISO 19650 od all’offerta di gestione informativa (oGI) per la UNI 11337. Le verifiche durante lo svolgimento del progetto sono attuate attraverso la stesura del BIM Execution Plan (BEP) per la ISO 19650 o con il piano di gestione informativa (pGI) per la UNI 11337.
Ma il BIM è solo BIM?
Ora provate a trasporre quanto analizzato dal gruppo che si occupa di BIM allo studio nel suo insieme. È chiaro che le dinamiche sono le stesse e che una contaminazione di queste dinamiche con le altre divisioni porterebbe notevoli benefici a tutta la filiera.
Da ora in poi sarà tutta discesa, c’è già chi in questi 80 anni ha studiato il problema ed applicato vari framework di project management.
Quindi avanti tutta che dobbiamo recuperare circa 80 anni nella gestione di progetti.