Un’affermazione troppo audace? Forse no.
Nel mondo del BIM, si sente spesso ripetere uno dei suoi principi fondamentali: “iniziare con la fine in mente”.
Un’affermazione che può sembrare moderna, quasi manageriale nel tono, ma che in realtà affonda le sue radici in concetti molto più antichi. Addirittura classici. Addirittura… aristotelici.
Il valore del fine: una questione antica
Quando parliamo di model use all’interno di un processo BIM, stiamo implicitamente affermando che ogni attività di modellazione – geometrica o informativa – ha senso solo se orientata a uno scopo finale. Non modelliamo per il piacere della modellazione, ma per raggiungere un risultato misurabile e utile. E questo concetto, per quanto ci sembri legato alle tecnologie digitali contemporanee, ha in realtà un precedente illustre.
In Etica Nicomachea (Libro III), Aristotele scrive:
“Deliberiamo non sui fini, ma su ciò che porta al fine. Infatti un medico non delibera se guarire, né un retore se persuadere, né un politico se fare buone leggi, né alcuno dei rimanenti sul fine, ma, posto il fine, indagano come lo si realizza, e attraverso cosa; se è evidente che si realizza in vari modi, indagano quali siano i più rapidi e belli, se invece si compie in un solo modo, come avverrà attraverso quello, e quello attraverso cosa, finché non giungono alla causa prossima, che è l’ultima nell’ordine della scoperta: infatti chi delibera sembra ricercare e analizzare nel modo detto, come si fa con una figura geometrica.
È evidente che non ogni ricerca è una deliberazione, per esempio le ricerche matematiche non lo sono, mentre ogni deliberazione è una ricerca, e l’ultimo passo nell’analisi è il primo nella realizzazione. E nel caso in cui ci si imbatte in qualcosa di impossibile, si rinuncia, per esempio se c’è bisogno di denaro e non è possibile procurarselo; se invece è chiaro che è possibile, si intraprende l’azione.”
Il filosofo greco ci sta dicendo che l’azione razionale non parte da ciò che si ha, ma da ciò che si vuole ottenere. Solo a partire da quel fine si può ragionare all’indietro, analizzando i mezzi e le condizioni necessarie per raggiungerlo.
Dal filosofo al progettista: il ponte culturale
Riportiamo ora questo pensiero nel contesto BIM. Un BIM Specialist, un BIM Coordinator, un Modellatore non possono permettersi di modellare “alla cieca”. Devono sapere prima quali sono gli usi previsti del modello: estrazione delle quantità? verifica delle interferenze? gestione del ciclo di vita dell’opera? fabbricazione digitale? Questi usi – i Model Uses – devono essere esplicitamente definiti nei documenti chiave come l’EIR (Employer’s Information Requirements, o Capitolato Informativo secondo la UNI 11337) e il BEP (BIM Execution Plan, o Piano di Gestione Informativa).
Solo così si potrà intraprendere il processo decisionale, progettuale e modellativo in modo coerente. È l’unico modo per “deliberare ciò che porta al fine”, come dice Aristotele.

Una lezione di metodo (con un occhio al rischio)
Quando tengo corsi o partecipo a consulenze, spesso mi trovo a sottolineare quanto sia importante analizzare a ritroso il flusso delle attività. Partire dal Model Use e risalire: Quali output servono? Quali informazioni? Quali attributi? Da dove provengono? Sono disponibili? Sono affidabili?
Questa analisi non è solo uno strumento logico, ma anche uno strumento di verifica della fattibilità. Esattamente come suggerisce Aristotele: “Se ci si imbatte in qualcosa di impossibile, si rinuncia”. E nel BIM, gli “impossibili” possono essere molteplici:
- Informazioni richieste ma non disponibili (o non standardizzate)
- Software incapaci di gestire determinate logiche o formati
- Tempi o risorse incompatibili con la complessità dell’obiettivo
- Richieste del committente non commisurate all’effettivo valore del risultato atteso
In questi casi, l’analisi a ritroso ci salva da errori di metodo e da sprechi di tempo.
Conclusione: siamo nani sulle spalle dei giganti
La celebre citazione attribuita a Bernard de Chartres, ripresa da Newton e altri, ci invita all’umiltà:
“… noi siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere un maggior numero di cose e più lontano di loro, tuttavia non per l’acutezza della vista o la possanza del corpo, ma perché sediamo più in alto e ci eleviamo proprio grazie alla grandezza dei giganti …”
Nel BIM, i “giganti” non sono solo i pionieri digitali, ma anche i filosofi, i progettisti rinascimentali, gli ingegneri dell’antichità che hanno impostato un metodo. La tecnologia cambia, ma il pensiero strategico resta, e torna sotto nuove forme.
“Iniziare con la fine in mente” non è solo un principio tecnico. È un atteggiamento mentale, un approccio progettuale, una lezione antica più attuale che mai.